MILANO SANREMO dal 1936 al 1943

MILANO SANREMO  del  1936 

Varetto Angelo, nato a Torino il 10 ottobre 1910. Tocca a questo coraggioso dal nome quasi sconosciuto inserire il suo nome nell’albo d’oro della “classicissi­ma di primavera”, al termine d’una corsa disputatasi in clima decisamente au­tunnale.  Purtroppo dalle parti di Novi Ligure, questa “Sanremo” ha perso su caduta un “grande” come Alfredo Binda, che sull’orlo dei trentaquattro anni dara il suo addio al ciclismo agonistico. In una giornata di particolare grazia, Angelo Va­retto, promette tante altre belle cose a quanti I’ interrogano oltre la linea d’arrivo. II mondo del ciclismo che sperava d’avere trovato in lui un campione nuovo non troverà più uno dei grandi protagonisti. Uscendo da Novi dopo un breve tratto dal fondo sconnesso, riprende la via asfal­tata, ma la pioggerella ha reso estremamente pericolosa la strada.  In fondo al plotone si avverte un ondeggiamento e parecchi uomini precipitano uno sull’altro in un momento che pare assai drammatico. Poco discosto, fra i binari della tranvia e caduto e non riesce a rialzarsi  Alfredo Binda.  All’ospedale di Novi, dove accorse a fargli visita anc­he il vecchio rivale Girardengo, fu riscontrata a Binda la frattura del femore: a chi lo interrogava,  Alfredo non nascondeva la speranza di poter presto riprendere a gareggiare. E invece, questa sfortunata Sanremo, segnò per lui I’ addio alle corse.  Angelo Varetto, in compagnia di Romanatti, e riuscito a staccare il gruppo e vola verso Sanremo, continuando a capeggiare una  lunga , e non ha difficolta ad imporsi sul rettilineo di Corso Cavallotti nello sprint conclusivo sull’ormai  stremato compagno. Dopo quasi due minuti Bizzi si aggiudicherà la volata del gruppo per il terzo posto.

MILANO SANREMO  del 1937

Cesare Del Cancia, un pisano nato a Buti, il 25 maggio del 1915. Buon dilet­tante, in seguito capace professionista, rendeva particolarmente su percorsi impegnativi, se non proprio massacranti; é riuscito a farsi valere in un’epoca in cui i “bravissimi” non scarseggiavano di certo. Nel 1936 aggiudicandosi maniera convincen­te la Milano Torino davanti a Bizzi ed a Cipriani, prima d’imporsi nella Tre Valli Varesine, aveva in pratica annunciato la sua migliore stagione. Nel 1937, infatti, oltre a vincere sul traguardo di Sanremo, s’e imposto anche nel Giro dell’Emilia terminando al secondo posto nel campionato italiano vinto da Gino Bartali.  Nel Giro d’Italia ha ottenuto una serie di buoni piazzamenti che hanno confermato la sua attitudine a lunghe fatiche: é finito al quinto posto net 1937 (I° Bartali), al settimo nel 1938 (I. Valetti) e all’ottavo del 1939 (con Valetti ancora maglia rosa).  Quella del 1937 é stata chiamata “LA -SANREMO- DEI VENTENNI”, Girardengo, al termine della corsa dichiarò molto sinceramente: “Se andiamo avanti cosi biso­gnerà inventare un altro mezzo di locomozione per seguire la corsa. L’automobile non serve più,,. Fu infatti una corsa velocissima e il vincitore Cesare Del Cancia, che aveva lasciato gli avversari a 70 km. dall’arrivo, stabilì la nuova media prima­to di  km. 37,408. Fu proprio la Sanremo, delle nuove leve: Del Cancia non aveva ancora 22 an­ni, Favalli 22, Cimatti 24, Bizzi 20.   II ventiduenne Cesare Del Cancia, arrivando al traguardo talmente coperto dl fango da sembrare quasi irriconoscibile al termine di una lunga fuga iniziata durante la discesa del Turchino, vinse per distacco un’edizione della Sanremo che metteva in evidenza  i giovani, segnando un vero trapasso di generazione.

MILANO SANREMO  del 1938

Giuseppe Olmo, nato a Celle Ligure (Savona), il 22 novembre 1911. Nel 1935, al Vigorelli di Milano, conquistò il primato dell’ora, che apparteneva al francese Richard, tenendo una media di 45,090 chilometri. Nel Giro del ’35 furono sue quattro tappe e terminò terzo in classifica generale. Nel ’36 s’impose nel Giro dell’Emilia e nel Campionato Italiano. Sempre quell’anno, al Giro d’Italia, vinse dieci tappe ma fu battuto da Gino Bartali. La sua vittoria nella trentunesima edizione della Milano ­Sanremo, in volata su Favalli e Bovet, stabilì anche il nuovo primato della corsa dato che la media superò per la prima volta i trentotto chilometri orari. Per questa Milano-Sanremo funzionò un totalizzatore con giocata unica di lire Cinque: Olmo, vincente, fu pagato trentasette lire e cinquanta.  Tre stranieri movimentarono questa disputatissima edizione delta Milano Sanremo: Deforge che fuggi per 50 km. in Riviera, Mallet che dominò sul Capo Berta, infine Galateau the tento il colpo gobbo a pochi chilometri dall’arrivo. Ma Olmo, un levriero, dotato di grande elasticità e della prontezza necessarie a un tipo di corsa come la Classicissima, Sanremo, controllo tutti questi tentativi e dominò la volata del grup­petto di testa. Per la prima volta nella storia della corsa erano stati superati i 38 orari.   Lo sprint fu lanciato, con  irresistibile progressione da Giuseppe Olmo che si impose a Favalli, a Bovet ed ai francesi Galateau e Mallet, grandi animatori della corsa.

MILANO SANREMO  del 1939

Bartali Gino, é nato a Ponte a Ema (Firenze), il 18 giugno 1914. Partecipò alle prime gare nel 1931: ottenne diciannove vittorie da debuttante e trentuno da di­lettante. Venne definito “I’uomo di ferro” perché si dimostrava uno stupendo lottatore con ogni con­dizione di tempo. Nel 1935 si aggiudicò due tappe del Giro d’Italia, il G.P. Reuss, il Giro dei Paesi Baschi, la Coppa Bernocchi e il Campionato Italiano. Nel ’36 vin­se il suo primo Giro d’Italia, aggiudicandosi le tappe più difficili e primeggiando anche fra gli scalatori. II ’37 portò a Bartali il secondo Giro d’Italia, vinto ancora con grande superiorità, il Campionato Italiano, il Giro dal Piemonte e la prima partecipazione al Tour de France, dove vinse una tappa, ma si dovette poi ritirare a Marsiglia in seguito ad una caduta. Si aggiudicò il primo Tour de France I ‘anno seguente cui face seguito la Milano Sanremo del 1939, vinta in volata su Bini. Erano ormai trascorsi quattro anni dal giorno in cui Bartali, esordiente in una corsa professionistica, aveva sbalordito i tecnici con la sua condotta sul Capo Berta. Questa del 1939 fu una vittoria fortemente voluta. Prima tentò, in collaborazione con Vicini, il colpo di forza: ma quasi alle porte di Sanremo rinvennero sui due fuggitivi tre corridori, tra cui il temutissimo Bini. Gino dominò in volata il rivale, provato calla dura corsa.  “A colpi di martellofu il titolo dell’editoriale di Bruno Roghi, direttore delta Gazzetta dello Sport, sulla vittoria di Gino Bartali, ormai e l’indiscusso dominatore del ciclismo italiano.

MILANO SANREMO  del 1940

Bartali Gino. Nel 1939 fu battuto, nel Giro d’Italia da Giovanni Valetti che già aveva vinto il Giro dell’anno prima. Tecnici e pubblico erano divisi prima dell’inizio: chi pensava che Valetti avesse vinto I ‘anno precedente proprio per I ‘assenza di Bartali (che aveva scelto il Tour dovendo rinunciare cos! al Giro) e chi invece pensava che il piemontese fosse talmente dotato da poter superare anche il campione toscano. Cosi infatti avven­ne. L’anno fu comunque ricco di successi per Bartali: Giro del Piemonte, Giro della Toscana, Giro di Lombardia, fra i principali. Rivinse con forza la sua seconda trentatreesima “Sanremo” regolando in volata un gruppo di oltre trentacinque corridori; alle sue spalle Rimoldi, Bini (suo acerrimo rivale fin dai tempi in cui erano allievi) e Moro.  Questa Sanremo» si risolse, dopo che erano state annullate tutte le scaramucce, in un volatone finale di 35 corridori. Bartali, nonostante non fosse uno sprinter eccelso, dominò, approfittando di un incidente (il salto della cate­na) che tolse di mezzo Bizzi a 50 metri dall’arrivo. In volata Gino Bartali s’impose su Rimoldi, Bini, Moro e Sartori; 8° a pari merito con altri 23 corridori si presentò Fausto Coppi. Attorniato da tifosi e gerarchi dopo la sua seconda vittoria nella “classicissima” di primavera, Bartali risalì sul  podio, con  mazzi di fiori. Una curiosità al concorso pronostici: la sua vittorie é stata state pagata al totalizzatore 14 lire, la quotazione del secondo, Rimoldi invece ben 1388 lire. 

MILANO SANREMO  del 1941

Favalli Pierino, nato a Grumello, in provincia di Cremona, il I° maggio 1914. Buon passista, eccellente velocista, passò al professionismo dopo avere lasciato il segno della sua classe nelle competizioni dilettantistiche (campione nazionale nel 1934) fu terzo, fra I ‘altro, ai “mondiali” che nel 1936 si disputarono sul circui­to di Bremgarten, Berna, dove fu  l’elvetico Buchwalder ad imporsi). Secondo nella “Sanremo” del 1937 e del 1938, dopo essersi aggiudicato per tre volte la Milano-Torino (dal 1938 al 1940) ed una volta il Giro di Romagna, eccolo final­mente vincere sul traguardo che dà lustro a una carriera. Ha vinto non al termine d’una corsa ragionata come s’usa fra velocisti del suo calibro, ma a conclusione d’una gara tutta ardimento e coraggio. Virtù, queste, che avrà modo di conferma­re ripetutamente senza poter mai scordare d’essere nella stessa squadra di Coppi e Bartali  visto che dopo questo squillante successo tanti altri ne ha ottenuti. Fra questi, spiccano il Giro del Veneto e il Giro di Campania del 1942, anno di guerra.  Favalli  correva nella Legnano con il supercampione Gino Bartali e novizio Fausto Coppi che si era affiancato prepotentemente alla ribalta I ‘anno precedente con la sua vittoria nel Giro d’Italia. Terzo, tra cotanto senno, nella squadra verde rossa, era un bel levriero, vittorioso in molte prove in linea, due volte secon­do a Sanremo, me un po’ oscurato dalla fama dei capisquadra. II 19 marzo del 1941 Favalli riservò a se stesso una giornata di gloria: lasciò i grandi capi a sonnecchiare nel plotone e prese il volo con un gruppetto. Ad Arenzano, rimase solo sul Berta e vinse per distacco. Ricci, I’ ultimo dei fuggitivi a resistergli, arrivò con un ritardo di 1’39”; a quasi 6′ Chiappini batterà Magni in volata.

 

MILANO SANREMO  del 1942

 Leoni Adolfo, nato a Gualdo Tadino, provincia di Perugia, il 13 gennaio 1917. Ragazzo di bell’aspetto, atleta di ottima taglia, velocista dallo spunto micidiale, he vinto moltissimo fra i dilettanti: fra I’ altro, ii campionato mondiale su strada che net 1937 si disputò a Copenaghen. Fra i professionisti, é subito balzato alla gran­de ribalta, con quattro successi di tappa al Giro d’Italia, nel 1940, la maglia tricolore di campione d’Italia net 1941 (Bini e Cinelli furono gli sconfitti allo sprint). Poi Ia Milano­ Sanremo, davanti ai rapidissimi Bevilacqua e Favalli, in questo 1942 che lo vedrà imporsi anche net Giro dell’Emilia. L’Italia era in piena guerra, i corridori stranieri erano impegnati in battaglie purtrop­po non sportive, molti corridori italiani erano al fronte, altri avevano una preparazione sommaria. Pure la Sanremo destò gli entusiasmi di sempre: parlava al cuore degli sportivi suscitando un’ondata di ricordi, teneva desta la speranza di tempi migliori. L’edizione del 1942 fu abbastanza combattuta in Riviera: Leoni, che a Varigotti si era agganciato al gruppetto di testa, dominò poi in volata pre­cedendo Bevilacqua, Favalli, Cottur.  Grandi festeggiamenti per Leoni che “trova la sue grande giornata nella più suggestive corsa italiana   Alta ripresa dell’attività agonistica, nell’imme­diato dopoguerra, Leoni si presenterà alla sua maniera: battendo in volata Mario Ricci e Gino Bartali, nella Tre Valli varesine del 1945. Una bella serie di tappe al Giro d’Italia e al Giro di Francia, una stagione dopo I ‘altra, la Sassari-Cagliari 1948, il Giro del Piemonte 1949. Proprio net Giro d’Italia di quell’anno, il trenta­duenne Adolfo Leoni raggiunse il massimo della popolarità avendo indossato la maglia rosa per ben otto tappe, prima che un tale, chiamato Fausto Coppi, gliela strappasse sui cinque colli dell’ormai leggendaria Cuneo-Pinerolo.    

MILANO SANREMO  del 1943

Cinelli Cino, toscano di Montespertoli dove nato il 9 febbraio 1916. Buon pas­sista, ottimo velocista, eccellente anche su pista come inseguitore, ha cominciato a vincere corse importanti quando già s’annunciava la seconda guerra mondiale. Ha raggiunto traguardi importanti come la Coppa Bernocchi e il Giro di Lombar­dia net 1938, il Giro di Campania net 1939, la Tre Valli Varesine e il Giro del Pie­monte net 1940. Su pista, la prova che di lui si ricorda più volentieri non e quella che gli ha dato un succes­so, ma quella in cui la sua signorilità ed il suo spirito cavalleresco gli portarono una sconfitta, ma tanta ammirazione. Accadde net 1942. Finalista con Fausto Coppi pe ril titolo italiano dell’inseguimento, al Vigorelli, poco prima che I ‘incontro co­minciasse si ritrovò senza avversario: Coppi, era caduto mentre stava scaldan­dosi, la frattura d’una clavicola lo costringeva a rinunciare. Per regolamento, il titolo avrebbe dovuto premiare I ‘avversario. Ma Cinelli non accettò il regalo della sorte: chiese ed ottenne il rinvio della prova a guarigione di Coppi avvenuta. Mesi dopo, quando i due si ripresentarono di nuovo in pista, fu Coppi a vincere. “Giu­sto cos!” fu il semplice commento di Cinelli, campione galantuomo.  Questa Classicissima e lo sport in genere era ormai soffocato dalla guerra e la partecipazione fu ridotta. Dopo una fase iniziale ricca di scaramucce, la corsa si afflosciò in Riviera: venti corridori si presentarono insieme sul rettilineo finale e Cinelli li regolò in volata. Una Volata in famiglia fra due corridori della Bianchi, con  Cinelli, che, batte Glauco Servadei cogliendo la più prestigiosa vittoria della sua carriera. Da notare che Cinelli, da tempo, non riusciva a vincere, tanto che, solo all’ultima ora, la Bianchi decise di rinnovargli il contratto.

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