MILANO SANREMO dal 1931 al 1935

MILANO SANREMO del 1931

Binda Alfredo, fu il solo corridore al quale venne offerto denaro per­ché non prendesse la partenza dato che era così nettamente superiore a tutti i corridori dell’epoca da to­gliere interesse alla gara con la sia presenza. Il fattaccio si verificò nel 1930 quando, con il pieno consenso dei dirigenti della sua società, intascò la somma di 22.500 lire, la stessa cifra che avrebbe incassato vincendo il Giro. Arrivò primo all’ edizione del 1931 della Milano-Sanremo sorpassando allo sprint, Learco Guerra. Fra i successi più prestigiosi ricordiamo i due Campionati del Mondo del 1930 a Roma e del 1932 a Liegi e il Giro di Lombardia del ’31. Sul traguardo di Sanremo nacque una nuova rivalità  anche perché gli sportivi non possono farne a meno. II nuovo idolo, che si  contrappone e al grande Binda, e il mantovano Learco Guerra, protagonista I ‘anno precedente di un brillantissimo Tour. La corsa si ri­solse in volata e Binda, che pure era stato costretto a un duro lavoro per riprende­re contatto dopo due forature, vinse per l’ultima volta la Sanremo.  Subito dopo I ‘arrivo Guerra e Battesini presentarono un reclamo contro Binda, reo, secondo loro, di aver preso lo slancio per la volata appoggiandosi alla spalla di Martano. Me la giuria ritenne la volata regolare e il conto tra Binda e Guerra rimase aperto. Nell’edizione del 1936, cadde nei pressi di No­vi Ligure e si fratturò il femore: I ‘incidente pose fine alla sua splendida car­riera. Non abbandonò le corse, ma dalla sella passò al sedile d’auto dirigendo la squadra nazionale, portando alla vittoria del Tour Bartali, Coppi e Nencini; divenuto commissario tecnico degli azzurri condusse al successo prima Coppi e poi Baldini.

MILANO SANREMO del 1932

Bovet Alfredo, nato a Losanna, Svizzera, il 6 maggio 1909. Ha svolto la sua attività professionistica nel decennio immediatamente precedente la seconda guer­ra mondiale. Passista veloce. Nel 1932, sullo slancio della squillante vittoria ottenuta nella Milano-Sanremo, ha ottenuto una buona serie di risultati. In quell’anno, Bo­vet s’e fatto conoscere anche all’estero piazzandosi al secondo posto, con un di­stacco di 5’05” dal vincitore Maurice Archambaud, nel Gran Premio delle Nazioni a cronometro disputatosi con partenza ad arrivo a Parigi a 37,129 di media, sulla distanza di km. 142. Un anno dopo, nuovamente puntava al success0 nella “San­remo”, ma sulla sua strada incontrb un Learco Guarra tutt’altro the in vena di concessioni. Si consolo imponendosi da campione, prima the la stagione si con­cludesse, nella Tre Valli Varesine.  VINCE LO “SVIZZERO”  è il titolo di qualche giornale dell’epoca: svizzero o italiano Alfredo Bovet?  La questione sorse all’indomani della dispu­ta della “Sanremo” del venticinquennio, che il giovane ciclista aveva vinto a una media giudicata dai tecnici incredibile (34,432, quasi tre chilometri più del prima­to di Binda). Ciò è dovuto al fatto che, il vincitore, era riuscito ad accumulare, con una fuga solitaria  di 134 km.  un vantaggio tale che quando i grandi si decisero di  raggiungerlo era  troppo ormai tardi. II padre di Bovet dichiarò a proposito vella nazionalità:  Alfredo era nato a Losanna da genitori di nazionalità svizzera, che si erano trasferiti in Italia per motivi di lavoro. Bovet pa­dre aveva conservato la nazionalità svizzera, ma aveva fatto assumere al figlio quella italiana: Alfredo aveva infatti prestato regolare servizio di leva e quindi do­veva essere considerate italiano ad ogni effetto. L’ordine d’arrivo registrò all’81 posto, a un’ora e mezzo dal vincitore, un nome famoso per molti anni, quello di Giovanni Gerbi, il quale era scusatissimo perché  aveva 46 anni compiuti. 

MILANO SANREMO del 1933

Guerra Learco, nato a San Nico16 Po (Mantova) il 10 ottobre 1902. Deceduto a Milano i17 febbraio 1963. Venne definito la “locomotiva umana” perche in pianu­ra andava davvero come un treno. Si laureo campione del mondo nel 1931 a Co­penaghen correndo a cronometro sulla distanza di 175 chilometri (media 35,136 nonostante la giornata sfavorevole). II secondo classificato, il bretone Le Drogo, giunse a 4’38”. Corridore spettacolare, particolarmente amato della folla (anche perche il sue antagonista, Alfredo Binda, era considerate un grande campione aristocratico).  Fu per cinque anni campione d’Italia (dal 1930 al 1934 consecutivamente). Vin­se il Giro d’Italia del 1934, la Milano – Sanremo del 1933 e il Giro di Lombardia del 1934. Fu secondo al Tour de France del 1930.  Ebbe la soddisfazione di indossare la prima maglia rosa messa in palio al Giro d’Italia, battendo in volata Alfredo Binda al termine della tappa Milano-Mantova del 1931. AI Giro, “Learcone” vinse trentuno tappe, due delle quail a cronometro.  Diventb costruttore di biciclette ed ebbe la soddisfazione di affidare la divulga­zione della propria marca ad un campione della caratura di Hugo Koblet.  IL RECORD DELLA “LOCOMOTIVA UMANA”  Ancora Guerra contro Binda, ma questa volta Learco la spuntb. Fu una corsa tutta scatti e sussulti, che contribuirono a tenere elevatissimo il ritmo. L’attesa delle due fazioni di tifosi era grande, come grande era la tensione nervosa dei protago­nisti. E a una disattenzione provocata dal nervosismo si dovette I’episodio decisi­vo delta giornata. Dopo i tre Capi famosi si era formato un gruppetto composto da Guerra, Binda, Di Paco, Bovet, Altenburger, Rimoldi e Geyer. Binda, quando era in testa, si voltava continuamente per controllare il temuto avversario e capir­ne le intenzioni. Cosi pure faceva Di Paco, che era compagno di squadra di Bin­da. Capitò in tal modo che Di Paco urtasse la ruota di un altro corridore: perso il controllo della macchina, I’atletico Raffaele investi in pieno proprio Binda e to travolse nella cadutA. Guerra non si lascio naturalmente sfuggire I’occasione di involarsi e a Sanremo sistemb con una imperiosa volata i compagni rimasti alla sua ruota. Learco stabili anche la nuova media primato: 36,500. (Foto 1 La punzonatura al ristorante Eden, in via Tonale.Foto 2 It via ufficiale in Via Ascanio Sforza in mezzo ad una folla immense.Foto 3 Guerra da subito battaglia, imponendo un ritmo assai sostenuto, ma Binda non to perde di vista. Foto 4Sul Passo del Turchino Bertoni precede Di Paco e Guerra, seguiti da vicino da Binda e Bovet.  Foto 5 Negrini, tavorito alla partenza, giunge staccato sul Turchino. Foto 6Caduti Binda e Di Paco, Guerra S’impone autorevolmente in volata su Bovet, Rimoldi, Antenburger e Geyer.

MILANO SANREMO del 1934

Demuysere Joseph cominci6 a correre net 1925: aveva 18 arm! (era nato a Ver­vicq il 26 giugno 1907). Fu nel ’29 the press parte alle prime grandi prove. Vinse la Parigi-Longwy, poi fin! secondo, alle spalle del connazionale Dewacle, al Tour. Secondo dietro Antonin Magne fu anche nel 1931. Brillb al Giro d’Italia del 1932 e del 1933, classificandosi in entrambe le occasioni al secondo posto alle spalle rispettivamente di Pesenti e di Binda. Trionf6 nella Milano – Sanremo net 1934.  VENT’ANNI DOPO  Dal 1913, anno in cui Defraye aveva stabilito la media record, gli stranieri, the pure avevano preso parte a diverse edizioni con elementi di prime piano, aveva­no dovuto accontentarsi di stare a guardare. II secondo posto di H. Pelissier nel 1920, il terzo di Crupelandt nel 1914, il quarto di Alavoine nel ’14 e di Altenburger nel ’33 erano stati i migliori piazzamenti ottenuti in vent’anni. Poco. Ma nella 27a edizione Demuysere riabilitò lo scosso prestigio d’oltralpi  vincendo per distacco dopo una fuga iniziata a Cape Berta. Già dall’inizio erano cominciate le disavventure  perché mentre il gruppone costeggiava ancora il Naviglio fu sufficiente un attimo di disattenzione per cadere e coinvolgere parecchi corridori. Poi iniziarono  “le danze” e la Gazzetta dello Sporti titolà così: “Jef Demuysere, vince con distacco la più emozionante e vertiginosa Milano-Sanremo“. 

MILANO SANREMO del 1935

Olmo Giuseppe, nato a Celle Ligure (Savona) il 22 novembre 1911. Inizio la car­riera nel 1928, fu campione italiano dei dilettanti nel 1931. Passista eccezionale e velocista si aggiudicò I’anno seguente la Milano-Torino. Partecipo al. Giro d’Ita­lia del 1933, vinto da Binda per la quinta volta, dove ottenne due vittorie nella Pisa­ Firenze e nella Riccione-Bologna. Alla fine si piazzò al diciottesimo posto. L’anno successivo, sempre al Giro, colse tre vittorie (Firenze-Bologna, Trieste-Bassano, Bassano-Milano) e terminò la corsa al quarto posto a circa cinque minuti dal vin­citore Learco Guerra. II suo successo nell’edizione’35 della Milano-Sanremo, ot­tenuto allo sprint su Guerra, Cipriani e Bartali, non sarebbe stato tale se, I ‘allora sconosciuto Gino Bartali non fosse stato attardato da un incidente meccanico do­po che aveva perentoriamente staccato tutti sul Capo Berta. UN CERTO BARTALI Qualcosa di buono aveva già combinato, da dilettante e da indipendente. Ma per la gran massa dei tifosi era ancora un illustre sconosciuto e solo quelli più addentro nelle cose ciclistiche ne avevano sentito parlare. Ma nessuno pensava che il giovane Gino Bartali – proprio lui, “Bartàli con I ‘accento sulla seconda a”, perché cos! si pronunciava allora il suo nome – sarebbe stato il protagonisti della 280 -Sanremo-. Eppure la «Gazzetta» all’indomani della corsa registrava in un sot­totitolo: “Nell’imminenza della rampa del Berta il toscano Bartali, intrepido e sfor­tunato, gioca la sua carta decisiva. Era successo che sulle rampe del Capo fa­moso il giovanotto era agilmente fuggito come uno scoiattolo, lasciando di stucco la illu­stre e numerosa compagnia. Fu solo un incidente meccanico, che gli impedì di usufruire di un rapporto adatto alla pianura, che permise agli avversari di raggiungerlo e di superarlo in volata.

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