TCHAJKOVSKY PETR Il’ic Compositore russo a Sanremo

Tchajkovsky Petr ll’ ic, (o come consiglia l’Accademia della Crusca ČAJKOVSKIJ)  é storicamente, il primo personaggio della musica ad onorare la Riviera, con il suo soggiorno, e uno dei massimi compositori di sempre.  Il grande russo  giunse a Sanremo negli ultimi verso la fine del 1877, due anni dopo la visita della Zarina Maria Alexandrovna e del connazionale poeta Tolstoj.  A differenza degli altri illustri ospiti della città, in quegli anni in cui la natura rigogliosa e il clima ineguagliabile suscitavano entusiasmo misto a stupore, é risaputo che non cosi felice fu l’ approccio del compositore russo con questa terra. Il fatto di stabilirsi a Sanremo forse fu una scelta obbligata, o quantomeno fortemente consigliata come era ai tempi da medici curanti; avvenne dopo aver visitato le città di Venezia e Milano, che parimenti lasciarono tiepido I’ esigente viaggiatore. Il 20 dicembre, nella corrispondenza epistolare con il fratello, il maestro russo si lagna  principalmente del clima, che trova noioso e fastidioso: “Come si può passare un intero inverno senza freddo e neve? Oggi era caldo come da noi in luglio, e siamo alla fine di dicembre! “.  Anche in successive lettere Tchajkovsky non mostra grande trasporto verso la località prescelta, anche se vi rimarrà fino al mese di febbraio del 1878. La ragione principale di questo atteggiamento é da ricercarsi, probabilmente,  nelle difficoltà interiori e nel periodo di fragilità attraversato dal maestro, reduce da un matrimonio infelice con una propria allieva e parecchi altri dispiaceri.  Già al principio del suo soggiorno il
Il grande compositore russo assieme a suo fratello Modest e di un ragazzo sordomuto di cui era precettore, nel giardino della Pensione Joly. 
compositore decise di cambiare albergo perché I’ Hotel Victoria, segnalatogli dalla Guida Baedeker, gli risultò troppo affollato e costoso; cosi Tchajkovsky si trasferì nella ben più parca “Pension Joly” ( è il nome d’allora, derivato da quello del gestore; in seguito verrà ingrandito lo stabile e si chiamerà Albergo Quisisana. Diverrà, poi, Ufficio tributario battezzato ironicamente “Quisipaga” dai locali, dove lo raggiunse qualche tempo dopo suo fratello Modest con un ragazzo sordomuto di cui era precettore.  Il compositore, a Sanremo, prese a lavorare con gran lena a due sue importanti opere: la Sinfonia n. 4 detta “La Russa” e il capolavoro Eugenio Onegin, di cui stava sviluppando l’ orchestrazione del terzo atto, com’egli stesso raccontò, in una lettera, all’amica e benefattrice Nadedza von Meck.  La ricostruzione della vita sanremese di Tchajkovsky é possibile soprattutto grazie alla fitta corrispondenza che il musicista intratteneva con i propri cari rimasti in madrepatria, giacché giornali locali e cronache successive concedono pochi dettagli. Dalle lettere compulsate dal professor Cazzola sappiamo che il compositore russo frequentò il Teatro comunale “Principe Amedeo“, dove assistette alla rappresentazione del Faust di Gounod prima e del Barbiere di Siviglia  poi, scoprendo inoltre che il pubblico – secondo le annotazioni dello spettatore straniero – era particolarmente rumoroso e accoglieva gli artisti con fischi e urli.  Da un altra Iettera apprendiamo che l’ illustre visitatore compì un’escursione a Coldirodi: “Oggi, con Modja e Kolja abbiamo fatto una passeggiata sui monti a dorso d’asino, alla cittadina di Cola [sic], dove c’ é un’ interessante galleria di quadri.  Sulla via del ritorno ho raccolto un  La Pensione Joly” alla Foce nel 1865. In seguito l’edificio sarà ingrandito e diventerà
Albergo Quisisana, prima di trasformarsi in Ufficio delle Tasse.
gran  mazzo di viole”‘.  Si tratta ovviamente della Pinacoteca Rambaldi, della quale Tchajkovsky risulta essere rimasto, anche se non parrà vero,  ben impressionato.  Ma anche il giudizio su Sanremo muterà a seconda dell’umore:  “il clima é incantevole, la località magnifica, i luoghi sono davvero meravigliosi, e tuttavia in provo stizza per non so che…“.  Malgrado le inquietudini dell’artista, e persino la sua inclinazione all’alcool, I’ attività creativa sembra procedere senza intoppi. A Sanremo, di fatto, il grande russo insoddisfatto ultimò quella Sinfonia in Fa minore dedicata alla sua mecenate, la baronessa von Meck, alla quale descrisse epistolarmente il significato delle varie parti, dell’orchestrazione, dei colori: sicuramente riflesso delle sue meditazioni e del suo stato d’animo..  Azzardando un pochino, si potrebbe dire che anche le tinte della Riviera, gli alberi odiati, il clima troppo poco rigido, le rilassanti passeggiate al chiaro di luna, abbiano avuto una loro parte nella concezione dell’opera. Chissà !.  Certo é che, per converso, non e che Sanremo abbia gran che ricordato I’ insigne visitatore: non un busto, non una targa, molto rari i tributi in musica. Qualsiasi altra città avrebbe istituito un Festival Tchajkovsky , un concorso di composizione o, come minimo, un memorial annuale in cui sentir risuonare le note de “la Russia” ad opera di un’orchestra sinfonica.  Riteniamo tuttavia significativo, segnalare che a metà anni trenta il celebre “Quartetto di San Remo” guidato dal maestro Aldo Ferraresi, uno dei massimi violinisti del Novecento, ebbe a incidere un disco a 78 giri su etichetta “La voce del padrone” per pubblicizzare il Casino Municipale anche oltreoceano, il cui programma non fu,  magari, del tutto casuale: “Tchajkovsky Andante cantabile dal I° Quartetto in Re maggiore, op. 11“.  Partito alla volta di Firenze, al maestro russo non fece seguito alcun suo “pari” in ritiro artistico. A  lungo si é favoleggiato circa una visita del compositore Richard Wagner al  Kronprinz Federico Guglielmo II di Hohenzollern, in soggiorno curativo a villa Zirio nel 1887, immortalata in una  celebre incisione di Hermann Nestel datata 1888″.  Peccato che l’ autore del Parsifal fosse morto a Venezia cinque anni prima, il 13 febbraio 1883.                  Freddy Colt

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