DESTINAZIONE SANREMO Musicarello di Domenico Paolella 1964

Un treno ferroviario che porta molti tifosi della canzone, diretti a Sanremo per assistere al nono Festival della Canzone Italiana, viene bloccato da una valanga in una stazioncina di montagna. Rassegnati ormai a non arrivare in tempo alla prefissa meta, i viaggiatori si adattano a seguire le varie fasi del Festival nel programma televisivo.  Questa di  Destinazione Sanremo è la trametta pretesto, scelta fra le tante,  per descrivere la tipologia di un sottogenere di produzione cinematografica nato e sviluppatosi in Italia  a partire dagli anni Cinquanta, fortemente condizionato dalla improvvisa emersione, a getto continuo, di  giovani cantanti, cantautori, dalle loro canzoni di maggior successo,  spinte dal neonato piccolo schermo in espansione della RAI, che dalla crescente importanza del Festival dei Festival e dalla proliferazione delle sue imitazioni.  Anche se in questo contesto ed all’interno di trame affrettate vengono affrontati, in maniera piuttosto larvale, contrasti di tipo generazionale sono ben poche le opere che meritino considerazione. Musicarello è un termine che risulterebbe ricalcato su quello di ‘Carosello‘, la famosa rubrica di pubblicità televisiva nazionale il cui finale ha mandato a letto un paio di generazioni di bambini; ma è anche  il vernacolare diminutivo di Musica e siamo nel periodo in cui si verifica una grande rivoluzione nei gusti melodici del pubblico italiano; la musica dotta e l’opera lirica, così come i canti popolari, il jazz ed i motivi cosiddetti leggeri, erano fruiti dagli ascoltatori  appassionati e scelti secondo il loro gusto personale, ma non dall’appartenenza generazionale. L’irruzione del Rock rock and roll, calato esplicitamente sul pubblico dei giovani e dei giovanissimi viene vissuto in parallelo alla consueta rivolta generazionale dando vita ad una musica di largo consumo  indirizzata verso precisi segmenti di mercato. Il fenomeno non può non influenzare il cinema, sempre molto legato all’elemento musicale, con film a basso costo, senza pretese e con un pubblico assicurato in partenza proprio dalla colonna sonora e dai gorgheggi annunciati in locandina. Secondo gli specialisti del genere la ‘nuova stagione’ dei film neo musicali italiani avrebbe  iniziò di fatto nel 1960, quando Lucio Fulci propose Adriano Celentano tra i protagonisti del suo Urlatori alla sbarra. Il film si dipana evidenziando le mutazioni di costume di quegli anni e di una generazione con gusti culturali alternativi a quelli dei padri, ma soprattutto, che possiede il denaro per poterli soddisfare. Nasce anche congrega degli Urlatori  e  Adriano fa già Celentano,  nel 1960  con la Dolce vita di Federico Fellini. L’anno precedente, sempre sotto la direzione di Fulci, era emerso nel film di I ragazzi del juke box e nel 1961.   Per quanto riguarda la gran massa dei Musicarelli è chiara fin dagli inizi, la loro connotazione popolare, anche se persiste la divisione ed il confronto è tra i cantanti tradizionali, i cosiddetti melodici che li interpretano (“Reucci”come Claudio Villa), ed urlatori.  Alla base di questi mediocri ed opportunistici prodotti cinematografici spicca (molte volte già nel titolo) una canzone di successo (a volte con la speranza che lo diventi), la presenza di uno dei tanti divi del momento, o di gruppi di cantanti pro tempore si evidenza, o addirittura di frammenti di registrazioni del Festival cuciti in qualche modo per mezzo di sceneggiate di comici del momento; oppure,  ancora con la citazione del Toponimo Sanremo nei manifesti anche quando vengono esportati in altre nazioni. Il declino di questa specie Musicarello melodico fu ben presto evidente  e si possono ricordare quelli che hanno avuto come pretesto la presenza di cantanti di spessore come  notevoli di cantanti che vi appaiono, spesso in qualità di attori protagonisti: spiccano Claudio Villa e Luciano Tajoli, bandiere delle rispettive tradizioni in fatto di canzonetta popolare, Gianni Morandi, Little Tony, Al Bano, Rita Pavone, Mal, Tony Renis, Mina, Caterina Caselli, Adriano Celentano , Bobby Solo, Mario Tessuto, Orietta Berti: Si può aggiungere negli anni ottanta il fenomeno di Nino D’Angelo ma è  principalmente regionale ed appartengono al genere teatrale popolare della sceneggiata napoletana di cui è nume naturale Mario Merola. 

 

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