DOMENICO MODUGNO “Mister Volare”

Mimmo Modugno si trasforma  in “Mister Volare”

Gli anni che ho sulle spalle mi hanno permesso, ventunenne e baffuto per sembrare più adulto, di esserci stato e di aver documentato se non i primissimi momenti, i passi successivi dell’avventura canora più contestata ed amata d’Italia; di aver varcato la soglia del camerino di Nilla Pizzi e di averla ritratta mentre un’avvenente produttrice floricola le offriva un mazzo dl sgargianti papaveri prodotti nella sua azienda di Ventimiglia e battezzati “Nilla” per l’occasione. Correva l’anno 1952. L’entusiasmo in sala era ancora quello di una consueta serata net Giardino d’inverno con gli ospiti compassati e seduti al tavolini come un normale gala, impazienti di veder sorgere al centro sala la pedana pneumatica sulla quale perdersi nelle danze. Del resto, a Sanremo, in quel periodo, il Festival delta canzone era solo uno dei tanti eventi prestigiosi pubblicizzati con questo esotico titolo perché si teneva un importante Festival del Jazz, un prestigioso Festival mondiale della Gastronomia ed un Festival della Moda maschile. Solo negli anni successivi il tono della manifestazione comincio a cambiare progressiva­mente anche se il rapporto degli artisti con il crescente gruppo dei fan e degli ospiti del Casino rimase cordiale, quasi da popolare festa di paese, con i cantanti, anche quelli più famosi, che si concedevano all’affetto del pubblico come alle esigenze dei fotografi liberamente e disin­voltamente nei giardini attorno al Casino. Lo dimostra gran parte delle mie foto pubblicate in queste pagine.  Anche le prove erano, o almeno apparivano tali, un momento di sereno confronto fra colleghi: alternativamente sul palco o in platea ad ascoltarsi. I fotografi ed i giornalisti, sino a che non irruppero le cosiddette esigenze televisive, circolavano libera­mente sul palco e dietro le quinte, persino durante le serate ufficiali. Un illuminante episodio di questo clima, testimonianza anche della grande generosità del personaggio coinvolto, lo vissi nel mio studio alle otto e trenta del mattino del 2 febbraio 1958, susseguente alla deflagrazione mondiale di Mimmo Modugno. Non era già più dipinto del solo “blu” delta serata precedente, ma già gravato di tutti i colori di un improvviso successo planetario eppure trovo il tempo ed il modo per fare un favore ad un amico, titolare di una fabbrichetta di radio.    Sotto le luci del mio studio si fece ritrarre in varie pose recitando una convinta ammirazio­ne per l’ultimo modello appena sfornato dall’amico. Quello e stato certamente il primo spot pubblicitario di una delle maggiori stelle del pentagramma mondiale. Poche parole ed un fraterno abbraccio suggellarono la fine del servizio; il clima e la commozione dei due ml rende certo the le transazioni dl rito si esaurirono nella sola e reciproca, vigorosa,  stretta di mano. Negli anni seguenti il successo del Festival impose gradatamente steccati, severi limiti e la costruzione del soppalco per ospitare i 400 giornalisti accreditati: infine lo spostamento ad una struttura in grado di garantire la necessaria efficienza e sicurezza. Era iniziata l’Era Aristoniana.      UNA Finta vittoria  Negli anni 50 l’invio delle foto ai giornali per la pubblicazione richiedeva tempi lunghi. Poiché dal momento delta proclamazione del vincitore a quello dell’ invio alle stampe il tempo era molto breve,  i fotografi ricorrevano ad un utile stratagemma:­ tutti i cantanti venivano fotografati nei giorni precedenti in atteggiamento di esul­tanza per la vittoria.  Si aspettava di conoscere il nome del vincitore per inserire la foto. L’archivio Moreschi documenta numerose “finte vittorie”, e fra queste, la mancata tripla affermazione di Domenico Modugno nel 1960, nonostante il Romantico e gioioso abbraccio preventivo alla moglie.  Mister volare ha frequentato assiduamente Sanremo, il palco del Casinò e dell’Ariston, ma anche il treno del primo Cantaeuropa che nel  settembre del 1966, arrivò proprio alla vecchia Stazione ottocentesca, in perfetto orario per la serata finale del 12 all’Ariston.   A. M.

 

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