MILANO SANREMO dal 1971 al 1983

MILANO SANREMO del 1971 e del 1972…..di nuovo LUI !

Eddy Merckx. Per lui il 1971 comincia vincendo in Sar­degna, poi la Parigi-Nizza e a Sanremo coglie la sua quarta affermazione. Si profila una sta­gione meno intensa rispetto alla precedente: rinuncia al Giro, ma stravince il Tour e in settembre, a Mendrisio (Svizzera), torna in possesso della maglia irida­ta piegando allo sprint un generosissimo Gimondi.  Per chiudere degnamente l’annata, vince anche il Giro di Lombardia. La partenza della 63a Milano Sanremo si svolge sotto un cielo di piombo, in un’atmosfera decisamente inver­nale. Tutti insieme transitano sul Turchino;  Huysmans è al comando,  avendo alla ruota il Capitan Merckx, che di “Sanremo” ne ha già vinte tre e che, come al solito, s’incarica di controllare la gara. In riviera, Ballini e Soldi tentano un’evasione, ma sono mo­desti, non possono avere grandi aspirazioni. In ogni caso,  Merckx spedisce ugualmente Bruyeere su di loro. Tre al comando. A Ceriale scatto di Gimondi, gli risponde Spruyt, altro gregario di Merckx. Sotto I’ azione del bergamasco, i primi sono ripresi. L’attacco dei cinque – il solo Gimondi a spingere veramente, Soldi e Ballini ap­pena capaci di dargli una mane, gli altri due a ruota, impone al gruppo un ritardo di 1’55”, quando si avvicina Capo Berta. E’ il momento atteso da Merckx che parte alla controffensiva. Nella sua scia restano soltanto Motta (stavolta veste la stessa maglia di Gimondi) e Costa Petterson.  Alle porte d’Oneglia, Merckx riagguanta Gimondi che corag­giosamente riprova nuovamente a scappare sulle ultime rampe del Poggio. Merckx rinviene furiosamente e gli risponde, sfoda il suo micidiale contropiede e se ne va, volando, verso l’arrivo. Per la quarta volta si aggiudica la “classicissima”, ed è la seconda in cui si presenta solitario sul filo del traguardo.

Eddy Merckx e Torriani (perplesso) nel momento del quinto arrivo vittorioso del belga nel 1972 

1972 Eddy Merckz vola  a Citta del Messico, ed appena cinque giorni dopo il suo arrivo, stabilisce il nuovo record dell’ora  percorrendo 49,432km.   Anche questa é fatta!. II “mostro” belga ha vinto, inoltre, la sua quarta Milano-Sanremo; lasciando a 30″ Gimondi ed altri quattro. “CINQUE, COME LE DITA D’UNA MANO” titoleranno le Gazzette, perché quest’anno cambia il tempo, ma non il nome del vincitore, e Merckx conquista Sanremo per la quinta volta in sette anni. Nella prima par­te della gara il solito tran tran: le solite cadute, i soliti allunghi. Sul Turchino, Boifava passa con il lieve anticipo di 2’20” sugli altri che impiegheranno sessanta chilometri per riprenderlo. In Riviera, allunghi e rincorse non riescono a separare fra di loro i migliori che si ritrovano tutti assieme, appassionatamente all’attacco del Poggio. In salita, Merckx si erge  sui pedali e tenta una forzatura, ma  Motta e Petterson sembra che riescano a contenerlo, ma per poco. Quando la vetta e ormai in vista, Merckx scatta perentorio e questa volta gli resistono in pochissimi.  La sorte gli dà una mano in discesa, quando Wolfshohl, – che era nella sua scia,  avendo alla ruota Moser, Motta e Verbeeck ha uno scarto improvviso che scava tra il belga e gli altri quello spazietto che il “mostro” trasforma, lestamente, in distacco  incol­mabile. Merckx, che indossa la maglia di campione del mondo, tagliando il traguardo alza la mano destra verso il cielo e spalanca Ie dita ricordando a tutti che sono cinque i suoi successi ottenuti nella Classicissima.

MILANO SANREMO del 1973 

De Vlaeminck Roger, è nato a Eeklo, nelle Fiandre, il 24 agosto 1947. Professio­nista dal ’69 dopo essere stato campione mondiale dilettanti di ciclocross nel 1968 si e imposto subito come campione delle corse d’un giorno. Nel 1969 ha vinto il Giro del Belgio e, a soli ventidue anni, si e laureato campione naziona­le. Nel 1970 vince la Liegi-Bastogne-Liegi e I’ anno successivo la Frec­cia Vallone. Nel 1972, dopo essersi aggiudicato la Tirreno-Adriatico che lo saluterà ininterrotto vincitore fino al 1977, va a segno per la prima volta nella Parigi-Roubaix che già I’ aveva visto protagonista net ’70 quando finì secondo dietro, il grande Merckx. Sempre nel 1972 vinse la classifica a punti al Giro d’Italia aggiudicandosi quattro tappe.  NON C’E MERCKX, BASTA DE VLAEMINCK  è l’ironico titolo sulla Sanremo che gli italiani non riescono a vincere. Infatti non si presenta alla Classicissima Merckx, sconfitto e malato dalla Parigi-Nizza.  Sarà la volta  buona?. Tanto per cambiare i primi fuggitivi, dopo la partenza da Milano, sono due cittadini britannici, Beyton e Lloyd, che per  per 165 chilometri, sino a Cogoleto, resteranno in testa. Il gruppo unito, con tutti  i corridori più in vista, arriveranno all’attac­co del Poggio, ma la parte in salita non deciderà; è la discesa a fornire il verdetto per opera del belga De Vlaeminck che allunga di sorpresa e se ne va. Rimane alla sua scia solamente il toscano Francioni che lo raggiunge e passa a tirare. Sanremo e ormai vicina, il traguardo e ormai in vista. Siamo solamente a quattrocento metri dallo striscione rosso, quando i due s’accorgono che Gimondi sta sopraggiungendo minacciosamente, De Vlaeminck si decide ad uscire allo scoperto e supera di scatto il bravo, ma ingenuo Francioni tagliando in testa la linea d’arrivo. Assente Merckx, it ciclismo belga riesce ugualmente a vincere, per la tredicesima volta, questa gara che gli italiani hanno comunque dominato. “Ha vinto lui, perché ho sempre tirato io” – protesta Francioni. “Ho vinto senza Merckx, ma oggi  avrei battuto anche lui”- sostiene De Vlaeminck.  

MILANO SANREMO del 1974

Gimondi Felice, è nato a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 29 settembre 1942.  Cominciò a correre come allievo nel 1959. La sua prima vittoria I’ ottenne il 1° maggio 1960, nella corsa con arrivo in salita da Bergamo a Celana. Diventò dilet­tante nel 1962 e in tre stagioni ottenne sedici primi posti. Una di queste vittorie figura a caratteri di scatola nel suo libro d’oro: il Tour dell’Avvenire (1964). Un’altra affermazione importante ottenuta nella categoria dilettanti, fu quella nella Bruxelles-Alsemberg davanti a Eddy Merckx. Diventò professionista nel 1965. Queste le sue vittorie più importanti: Campionato del mondo (1973); 3 Giri d’Italia (1967, 1969, 1976); 1 Giro di Fran­cia (1965); 2 Campionati italiani (1968,1972); 1 Milano -Sanremo (1974); 1 Parigi – Roubaix (1966); 2 Giri di Lombardia (1966, 1973).  Il 18 marzo del 1974 partì da Milano a diretto in Riviera e deciso a scrivere anche la Sanremo fra le sue conquiste dopo gli sfortunati tentativi degli anni precedenti. il suo indomabile avversario Merckx, sconfitto nella Parigi-Nizza e malato, per il secondo anno aveva dovuto rinunciare alla Milano-Sanremo. II tema che la corsa riproponeva era il mesto ritornello: “As­sente Merckx, riuscirà a vincere un italiano? Pare la volta buona!. Questa volta ce la fa uno che veste la maglia iridata e che si chiama Felice Gimondi. Parte la solita gara epi­sodica dalla partenza alla vista del mare. Sul Capo Berta una ventina di protagonisti ancora tutti assieme . Man­cano venticinque chilometri all’arrivo quando Gimondi mette in atto il suo primo tentativo d’assaggio. Per una decina di chilometri i belgi Huysmans e Demeyer riescono a stargli alla ruota, poi cedono di schianto. I tornanti della salita e quelli della discesa del Poggio vengono affrontati in splendida solitudine da Felice Gimondi che conclude in un’atmosfera trionfale  con le braccia alzate, un radioso sorriso sul volto, taglia vittorioso il traguardo di Sanremo distanziando di quasi 2′  Leman, De Vlaeminck e Bitossi. . “E’ vero– dice dopo il tra­guardo- Merckx era assente e può anche spiacermi. Però, visto che si tratta d’una Sanremo e non d’una corsetta qualsiasi, meglio essere primo senza di lui, che secondo dietro di lui, come tante altre volte“.   

MILANO SANREMO del 1975 e del 1976 “ritorna il Cannibale”

1975  Eddy Merckx ,reduce  dai successi dell’annata precedente con la doppietta Giro d’Italia e Tour de France, la  terza maglia iridata a Mon­treal. Realizza la sesta vittoria sul traguardo della Corsa al sole e vi aggiungerà l’Amstel Gold Race, il Giro delle Fiandre e la Liegi-Bastogne-Liegi. Gli andrà male al Tour, dove conosce la prima vera grande sconfitta della sua carriera ad opera di Bernard Chevenet, con  Francesco Moser che  che per una settimana ha indossato la maglia gialla. Alla Milano Sanremo, Eddy Merckx é il favoritissimo, tanto da dichiarare, prima della partenza: “A Sanremo, questa volta, vinco io“. Sarà di parola. Sotto un tempo autunnale, alle prese con un vento gelido, Merckx, vestendo la maglia di campione del mondo già comincia già a de­molire il gruppo appena fuori Novi Ligure: I’ attacco riesce per un’ottantina di chilome­tri. Il Gruppo colma il  ritardo, molto  faticosamente dalle parti di Celle Ligure.  Altra serie di scossoni in occasione dei capi e nel tratto di pianura che precede il Poggio. Sull’ulti­ma salita, Merckx  manda avanti Bruyere a cui si uniscono Sybille e Conti. La salita viene affrontata a velocità sostenuta, quindi la discesa che subito si spalanca sotto gli occhi dei più veloci permette a Moser, di avvicinarsi ai primi.  Merckx raggiunge il quartetto di punta all’ultimo chilometro poi, ai 250 metri, lancia la formidabile progressione. Moser pecca di presunzione, conce­dendogli spazio, convinto di poterlo rimontare. Non succede e la sua tardiva rincorsa non avrà successo. Ancora una maglia iridata sfreccia sul traguardo di via: é quella di Eddy Merckx che per meno d’ un soffio permette di uguagliare il record del plurivittorioso Girardengo.1976 –  Per Eddy Merckx  questa Milano-Sanremo rappresenta l’ ultima grande vittoria prima di un inaspettato crollo in verticale: I’ aria della Riviera, evidentemente, gli permette di vivere un altro grande giorno da leone prima di conoscere sconfitte in serie (al Giro d’Italia c’ é il ritorno al successo di Gimondi.  Merckx, resta a mani vuote, senza nep­pure un successo di tappa). Dopo il successo a Sanremo e quello nella Settima­na Catalana il belga si aggiudica solo criterium prima di annunciare il definitivo ritiro all’inizio del 1978. Puntuale all’appuntamento, del 19 Marzo  1976, Merckx vince di nuovo ed i giornali definiscono il suo successo “IL SETTEBELLO DI EDDY, cancellando un primato che resisteva dal 1928 e che apparteneva a Costante Girardengo.  Anche questa volta, é dalla zona dei “Capi” al traguardo che la corsa si corre sul serio.  Il Gruppo passa sfilacciato sul Berta e una quindicina di speranzosi si proiettano in avanti lungo la discesa su Oneglia. Gli stranieri sono Sercu, Knetemann, Van Linden, W. Planckaert, Laurent, Maertens, Godefroot, De Vlaeminck, Vandenbroucke, Le­man, Vesemael ed ovviamente Merckx. Quanto agli italiani sono soltanto uno sparuto terzetto: Moser, Pa­nizza e Baronchelli. Sino ai piedi del Poggio, si succedono a raffica gli attacchi di Merckx. Nel breve tratto in cui la salita si impenna per circa 200 metri, il possente scatto di Merckx trova contrasto soltanto da parte del giovane Vanderbroucke, che caparbiamente gli resiste. La volata finale e senza storia. Strapotente, Merckx stronca il rivale, che termina a 2″ da lui. Pa­nizza, riesce a sorprendere tutti aggiudicandosi il terzo posto, trasformato in se­condo, perché il controllo antidoping cancellerà dall’ordine di arrivo Vandenbroucke, trovato “positivo”,

MILANO SANREMO del 1977

Jan Raas é nato a Heineikenszande (Olanda) I’8 novembre 1952. E stato definito dalla critica il tipico cacciatore di classi­che in linea. La vittoria che lo rese celebre I’ ottenne nella Milano – Sanremo del 1977. Prima di quel giorno, era conosciuto dagli addetti ai lavori come un corri­dore di notevoli possibilità che doveva ancora esprimersi del tutto. Era campione d’Olan­da, ma quando si aggiudicò la Sanremo ci fu chi pensò a lui come ad uno sconosciuto Carneade. Fu invece quello I’ inizio di una carriera subito invidiata. Vinse la Parigi-Tours (Gran Premio d’Autunno), della Parigi-Bruxelles del ’78 e del Giro delle Fiandre del’79. In quella medesima  stagione divento Campione del mondo sulle strade di casa sua, a Valkenburg. Il 19 Marzo del 1977 sul gruppo in partenza da Milano incombe una giornata cupa e minacciosa. Nei pressi di Voghera, scappano I’ elvetico  Sutter e Pietro Algeri che verranno raggiunti da un sestetto pilotato da Kuiper in vista di Finale Ligure. Il Gruppo segue di conserva con i più forti,  che si sorvegliano a vicenda. Lungo le rampe del Capo Berta. si fa luce un diciannovenne di belle speranze che nelI’ occasione fa il suo debutto: si chiama Giuseppe Saronni che tenta ripetutamente  di sganciarsi dal gruppo, ma non trova le alleanze necessarie per una fuga seria e lascia per­dere.  Ai piedi del Poggio, I’ elvetico Salm é l’unico a restare nella scia di Perletto che sta attaccando con decisione l’ultimo colle.  Solamente Jan Raas, un occhialuto biondo olandese destinato a diventare celebre,  riesce ad agguantare i due lungo la salita, a  staccarli, in discesa ed a tagliare il traguardo di via Roma con tre soli secondi di vantaggio sul ricompattato gruppone degli inseguitori dominato in volata da De Vlaeminck.   Elvi Raas é il secondo olandese a vincere la Sanremo dove  nel 1965 a Sanremo si era  imposto Den Hartog. Gli sconfitti, in particolare gli italiani  accampano le solite scuse.

MILANO SANREMO del 1978 e 1979

1978 Roger De Vlaeminck, nacque a Eecko, nelle Fiandre, il 24 agosto 1947. Sovrasta­to in Belgio dalla personalità di Merckx, De Vlaeminck costruisce la sua popolarità in Francia e in Italia. Viene soprannominato “Monsieur Roubaix”  perché, dopo il successo del ’72 si aggiudica la terribile classica del pavé nel ’74 e nel ’75. AI Giro d’Italia è un fantastico cacciatore di tappe che per due anni consecutive vince la classifica a punti. Nel 1974 e nel 1976 vince il Giro di Lombardia, nel 1975 e 76 il Giro del Lazio, negli stessi anni somma la Coppa Agostoni, nel 1974 il Giro di Sicilia e nel 1976 quello di Sardegna. Nel 1975 vince il campionato mondiale di ciclocross ma a Yvoir, sulle strade di case, non riesce a replicare il successo, facendosi beffare dall’olandese Kuiper.  Anche questa volta Merckx non c’è alla Classicissima,  ed anche questa volta De Vlaeminck (co­me accadde già nel 1973) riesce ad approfittarne, vincendo. Nella Milano Sanremo del 1978, quando si era appena al dodicesimo Km, da Milano, il belga Dirck Been – ex campione mondiale dell’inseguimento ed ex poliomielitico- scatta e se ne va via. Su di lui arrivano, più avanti, il suo connazio­nale Martin, il francese Vallet, quattro italiani di modeste pretese (Boifava, Bellini, Faverto, Sgalbazzi) e pochi  altri. In Riviera, li aspetta un sole caldo ed il vento in favore che favoriscono tenendo allegra I’ andatura. La pattuglia di testa si spacca, e I’ ammirevole Martin resta al comando da solo. Lo riprendono soltanto sulle rampe del Berta, dove la lunga rincorsa degli inseguitori – durata per ben 241 dei 255 chilometri percorsi – finalmente si conclude. Si succedono scaramucce a ripetizione mentre il Poggio s’avvicina. A un tratto, I’ irrequieto Antonini guizza via; Saronni, giovane rivelazione del ciclismo italiano, lo raggiunge ed i due subito passano a con­durre con la chiara intenzione di arrivare per primi al traguardo. La grande esperienza di De Vlaeminck  suggerisce al belga di raggiungerlo al più presto: con l’aiuto di Hezard raggiunge i fuggitivi e si forma un quartetto con quasi mezzo minuto di vantaggio sul gruppo alla cima del Poggio. De Vlaeminck resta osti­natamente incollato alla ruota di Saronni e,  soltanto a 300 metri dal traguardo, farà scattare il suo sprint vincente.  Dopo aver sfruttato  il gran lavoro di Giuseppe Saronni lo batte nettamente alto sprint. Terzo é Antonini.  Anche ii quinto posto diventa appetitoso e  lo dimostra la grinta con cui il belga Rik Van Linden batte Francesco Moser.  La Sanremo offre sempre meno spunti ai fotografi: I’ immagine della partenza del corridori e ormai divenuta un classico, come I’ ingresso o l’ uscita del gruppo al Turchino. Rispetto agli anni eroici, tuttavia, esiste una differenza fondamentale: con l’avvento della TV non c’ è più il grande affollamento di pubblico lungo il percorso.

1979  Roger De Vlaeminck coglie il suo terzo successo (il secondo consecutivo) piegando ancora in volata Giuseppe Saronni.  Campione nel pieno della maturità, De Vlaeminck ridu­ce la sue attività, ma di tanto in tanto coglie successi molto significativi. Nel ’79 va a segno nell’Het Volk, gara che inaugura la lunga stagione belga, nel Giro di Puglia e nella Mllano-Vignola; nel 1980 nel Giro di Majorca e al Laigueglia; nel 1981 si laurea per la seconda volta campione del Belgio, vince la Freccia del Brabante e la Parigi-Bruxelles. Lo scorso anno scorso pareva intenzionato a chiudere la carriera e, invece, an­che quest’anno, a 36 anni compiuti, “lo zingaro” é ancora a pedalare  in gruppo, a fianco di Francesco Moser, mentre manca, di certo, Eddy Merckx che d’ora in poi si potrà vedere soltanto su quattro ruote. La carriera del grande campione, iniziata il 16 luglio  del 1961, si é conclusa il 18 maggio dello scorso anno. Il  suo connazionale De Vlaeminck potrà approfittarne perché manca anche Gimon­di che, al pari di Bitossi, ha deciso di chiudere la sua carriera sportiva. Per il ciclismo italiano, comincia I’ epoca dei duelli fra Moser e Saronni. Ma non sarà uno di loro a brillare nella settantesima edizione della Sanremo, bensì il piccolo Mario Beccia. E’ lui il primo a svettare sul Capo Berta, dove s’e appena conclusa la consueta fuga-fiume, durata per 240 chilometri. si vede nuovamente lui a movimentare il ritmo di gara negli ultimissimi chilometri. Resta da solo, davanti a tutti i 155 in arrivo (su 264 partiti da Milano) sino a 50 metri dal traguardo, quando ha muscoli ormai flosci, e sguardo annebbiato. Da ogni parte gli balzano addosso; lo superano in tromba e, nuovamente, Saronni deve cedere in volata a De Vlaeminck, con Moser quarto posto e il povero, stralunato, delusissimo, Beccia solamente decimo. Nuova vittoria di Roger, nuova beffa per Giuseppe Saronni. Per la seconda Volta consecutiva l’ormai  “Vecchio” fiammingo é riuscito ad avere la meglio sul giovane italiano. Anche se vittoria e state sofferta: sul volto del trentaduenne Roger,  la stanchezza affiora con grande evidenza.

MILANO SANREMO del 1980

Pierino Gavazzi, nato a Provezze (Brescia) il 4 dicembre 1950. E’ stato un atleta  di gran­de temperamento anche se dotato di mezzi tecnici limitati ha saputo imporsi come velo­cista di buon valore. Professionista dal 1973 in ogni stagione ha saputo cogliere successi significativi. Fra le sue vittorie vanno segnalate quelle nel Campionato Italiano del ’78, quando a sorpresa batté in volata, ad Odolo, i favoritissimi Moser e Saronni. Riconquistò la maglia tricolore nel 1982. Ma Il suo anno  d’oro, dove é davvero emerso, é stato il 1980 quando, dopo aver vinto la Milano-Sanremo bruciando sul filo di lana Saronni, in autunno si é imposto nella Parigi-Bruxelles. E non c’è Giro dove non sia andato a segno almeno in una tappa, anche se ha colle­zionato, in gare grandi e piccole, una incredibile serie di posti d’onore. Il  titolone per la Sanremo del 1980 è PER LA TERZA VOLTA, SARONNI ARRIVA SECONDO, La prima parte della gara è priva di episodi da raccontare. In attesa del gran finale, spicca  soltanto il coraggioso tentativo condotto per la bellezza di 251 chilometri, (dal­la Certosa di Pavia sino a Santo Stefano)  da un trio che ha in Bertacco il più ge­neroso animatore e in Tosoni e net belga De Beule, altri due brillanti protagonisti. Lungo le rampe del Poggio, quando gli uomini più in vista sono ancora tutti as­sieme, scatta il piccolo sgraziato Pollentier che in solitudine percorre anche la di­scesa successiva. II belga viene ripreso da una trentina d’inseguitori nell’ultimo chilometro che termina in un affollatissimo sprint. E’ l’ occasione per  Pierino Gavazzi che (per la terza volta consecutiva) impone a Giuseppe Saronni il secondo po­sto. Il  ventinovenne bresciano Gavazzi conquista il successo più importante della sua carriera. Ha vinto altre venti competizioni; per ben 98 volte é terminato secondo. Da tempo un italiano non vinceva la Classicissima .

MILANO SANREMO del 1981

Alfons De Wolf , nato a Willebroek (in Belgic).it 22 giugno 1956. Passato al pro­fessionismo nel 1979, dopo aver spopolato fra i dilettanti, ha avuto un difficile am­bientamento forse perché da lui si pretendevano subito grandi affermazioni.  Nel 1980, a fine stagione, coglie due successi dl grande prestigio: prima il Giro di Lombardia e subito dopo il Trofeo Baracchi a cronometro in coppia con Van­denbroucke.  Comincia il 1981 assicurandosi la Milano Sanremo, grazie alla spinta rivalità fra Moser e Saronni,  poi colleziona solo successi in circuito. Nel 1982 si aggiudica I’ Het Volk dopo la Cagliari-Sassari. Poi scompare dalle scene. Nel 1983, alla Bianchi, dopo on inizio assai promet­tente (alla Settimana Sarda, alla Het Volk) manca completamente la stagione, an­che se fa sua la Coppa Agostoni.  Nel 1981, secondo un copione ormai consolidato, pechi episodi di rilievo nella prima parte della Corsa al sole: un folto gruppo,  prende d’assalto I’ ultima asperità della giornata: il Poggio. Tutti i migliori stanno ancore controllandosi ad eccezione dal francese Hinault, ritiratosi, per caduta, dalle parti dal Berta. Dopo che un attacco di Rees e stato annullato, lungo il brave falsopiano dal Poggio che annuncia la discesa su Sanremo é Alfons De Wolf che si fa luce. II longilineo ventiquattrenne fiammingo, nell’autunno precedente aveva già battu­to due volte gli italiani in casa loro: Giro di Lombardia e Trofeo Baracchi. Li batte anche in primavera,  sul traguardo di Sanremo dove arriva da solo, con 11″ d’ anticipo sull’inesauribile De Vlaeminck. E Saronni? E Moser? Concludono  rispettivamente al 33° e al 39°, im­musoniti, scatenati in reciproca velenosa polemica che assume toni tutt’altro che graditi al pubblico (anche il commento televisivo, in diretta, è tutt’altro che conciliante).  In sostanza, ambedue i contendenti hanno preferito perdere, piuttosto di correre il rischio di assistere alla vittoria del concorrente.  Alfons De Wolf ha approfittato  della rivalità fra Moser e Saronni per scattare sul falsopiano del Poggio e presentarsi tutto solo sul traguardo. e riscuotere i meritati applausi. Coro di fischi e improperi, invece, all’indirizzo di Moser e Saronni.

MILANO SANREMO del 1982 

Marck Gomez  é nato a Rennes il 10 settembre 1954. Passato al professionismo net 1982, dopo aver fatto parte delta nazionale dilettanti francesi ai mondiali, ha cominciato alla grande, vincendo addirittura la Milano-Sanremo dopo una fuga cominciata a otto chilometri dal via. II momento di grazia dimostrato nella “classi­cissima” I’ ha portato a vincere il Tour dell’ Armour e il prologo del Giro di Spagna. Nel 1982 numerosi sono stati i suoi piazzamenti, ma dopo il bell’esordio nel 1983 non ha confermato quanto di promettente aveva fatto. Troviamo invece il suo nome solo come vincitore delta terza tappa del Tour de I’Aude. La sua Sanremo é stata definita “UN SUCCESSO LUNGO 286 CHILOMETRI”  Con il notevole proposito di stimolare la battaglia, gli organizzatori avevano deciso di cambiare volto alla Milano Sanremo. Per la terza volta, rispetto alle 73 settantatré edizioni della corsa aggiunge un serio cambio di percorso. Dal 1907 al 1959, la gara s’era disputata sul tracciato più diretto; dal 1961 all’anno scorso finale era stato complicato dal Poggio alle porte di Sanremo; da quest’anno ecco spuntare la salita della Cipressa da affrontare immediata­mente prima del Poggio. Servirà?  Questa  prima volta la novità non influenza il risultato. Nel freddo, sotto la pioggia battente, s’impone infatti Marc Gomez, neo-professionista bretone di ventotto anni che – assieme al cam­pione mondiale Alain Bondue, francese pure lui – conclude a Sanremo una fuga di 286 chilometri,  nata dopo appena otto chilometri di corsa e proseguita an­che grazie all’ardore ed all’aiuto di altri dodici compagni d’avventura che I’ enorme fatica ha stroncato, prima del traguardo. Moser riesce a consolarsi con il secondo posto nello sprint degli  inseguitori vinto da Argen­tin,  Saronni s’ é invece ritirato sul Turchino, intirizzito dal freddo e avvilito dal quarto d’ora di distacco che a quel punto gli attaccanti avevano già accumulato. Sembra quasi una favola: Marc Gomez, sconosciuto corridore francese di chiare origini spagnole, taglia vittorioso ii traguardo de/la Milano ­Sanremo e può alza la coppa. Dopo i festeggiamenti  di rito Gomez salirò in macchina e tornerà sul Turchino per raccogliere alcuni compagni di squadra che si erano ritirati. 

MILANO SANREMO del 1983

Giuseppe Saronni, nato a Novara il 22 settembre 1957 diventa Professionista net 1977 e comincia subito a vincere, aggiudicandosi il Trofeo Pantalica, il Giro di Sici­lia e a fine stagione  le Tre Valli Varesine, Friuli, Veneto. Dopo vittorie di buon valore nel 1978, e nel 1979 vince a Zurigo la prima classica all’estero e s’impone, a soli ventun anni, nel Giro d’Italia. Nel 1980 fanno spicco il successo nella Freccia Vallone e il Campionato d’Italia a Prato. Nel 1981 manca la vittoria al campionato dal mondo di Praga, ma si rifà a Goodwood, in Inghilterra, nel 1982 dove conquista la maglia iridata e suggella la stagione con il successo nel Giro di Lombardia. Nel 1983 centra finalmente il bersaglio della Sanremo dopo aver collezionato tre secondi posti e s’impone nel Giro d’Italia. I giornali italiani titolano FINALMENTE SARONNI A SEGNO con un sospiro di sollievo. La corsa parte veloce da Milano sotto il sole, scorrendo senza grossi sussulti fino al Turchino, dove passa per primo Moser. La planata alla Riviera fraziona il gruppo che al rifornimento di Savona (do­ve Hinault si ritira) ritorna nuovamente a ricomporsi. Ai piedi della molto attesa Cipres­sa, che I’ anno scorso non era  riuscita a movimentare nulla, viene affrontata dal gruppo compatto. Moser si da da fare nelle salite iniziali  e- soprattutto – lungo la successiva, non facile discesa. Per merito delta sue azione demolitrice, al comando restano solamente in quattordici. Lui insiste, Bontempi e Saronni (che corre in maglia di Cam­pione mondiale) gli danno una bella mano. Lo spagnolo Fernandez anticipa tutti sul Poggio, Saronni lo lascia fare sino a quando non viene avvistato il breve falsopiano (poco piò di trecento metri) che porta all’ultima di­scesa. Qui, perentoriamente, Saronni scatta e se ne va. Alle sue spalle Moser lascia che gli stranieri assumano I ‘iniziativa, ma ormai nessuno è in grado di  avvicinare I’ uomo in fuga. A cinquanta metri dal traguardo, Saronni si gira all’indietro per I’ ultima occhiata, poi spedisce verso il cielo un bacio di ringraziamento.  In solitudine vince la sue prima Milano-Sanremo. In maniera spettacolare, con addosso la maglia iri­data, come in passato e riuscito solamente ad Alfredo Binda nel 1931, a Eddy Merckx net 1972 e nel 1975, a Felice Gimondi nel 1974. 

 

 

 

 

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