FILM Mia figlia Joy Edward J. Robinson

MIA FIGLIA JOY questo è il titolo in italiano, è una delle produzioni internazionali cinematografiche realizzate nel ponente ligure nell’immediato dopoguerra. Fu scelta come set per le riprese per le sue peculiari caratteristiche e per l’originale  valore architettonico. L’aveva progettata nel febbraio del 1937, Giò Ponti, famoso architetto nei pressi della Madonna della Ruota, tra Ospedaletti e Bordighera. “Nasce una costruzione, assomigliante ad una scatola di cemento tutta bianca, con finestre rotonde, pavimenti interni ed esterni in ceramica, con un patio aperto verso il mare dove si potrebbero trascorrere delle intere ore a  contemplare il movimento dell’acqua, nel suo modo stanco di coprire i sassi ed un attimo dopo ritirarsi per l’arrivo di una nuova onda. Tutto questo in una baia tranquilla dove verso levante riposano accaldate dal sole le case di Ospedaletti.”  Nel  1951, in questa villa, chiamata Villa Donegani,  il regista di drammoni a forti tinte Gregory Ratoff diresse la giovane Peggy Cummings, il play boy dagli occhi azzurri Richard Greene e la maschera per eccellenza dei thriller di Hollywood  Edward G. Robinson in una vicenda dai risvolti sconvolgenti.

Il manifesto di Mia figlia Joy nei paesi di lingua inglese.

Mia figlia Joy, il film in questione era una produzione inglese London film che racconta la storia di un  self-made man miliardario, il quale stravede per la figlia che vorrebbe far sposare a un nobile orientale, mentre lei ama perdutamente un giornalista.   La rivelazione che la ragazza è il frutto d’un adulterio della moglie lo farà impazzire. Il film inaugura una lunga serie di film prodotti nell’Italia di allora da americani ed inglesi che sfruttavano due fatti molto favorevoli; la bravura a basso costo di maestranze e personale italiano e le grandi riserve monetarie accumulate nel nostro paese dalle royalty delle migliaia di film esteri che finalmente potevano apparire sui nostri schermi. Nelle foto, riprese durante i momenti della lavorazione, appare anche Roberto Villa, un famoso divo del cinema italiano d’anteguerra, quello dei famosi “telefoni bianchi”.

 

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