MA L’AMOR MIO NON MUORE

Successo di pubblico per la rentrèe di Lyda Borelli. 

Il critico cinematografico Renato Venturelli illustra al pubblico dell’Ariston Roof le vicende legate a Ma l’Amor mio non muore girato a Sanremo

   Un film del 1913 fa il pienone all’Ariston: 100 anni dopo     MA L’AMOR MIO NON MUORE ritorna sullo schermo  

 Lunedì 27 agosto 2018 al forte di Santa Tecla era il giorno della chiusura settimanale, ma la Mostra ed il suo pubblico si sono trasferiti in massa nella sala grande ROOF 1  dell’Ariston per assistere alla visione del cinegiornale Sanremo perla della Riviera ed al film Ma l’amor mio non muore, invitati dai fratelli Carla e Walter Vacchino. La serata è stata un successo sia per la quantità di spettatori che per l’interesse dei film presentati; come accadeva in ogni sala cinematografica nella prima metà del 1900, una produzione di successo è stata preceduta da un film corto come ouverture della serata. Di solito si trattava una di una pellicola a carattere comico della durata di una decina di minuti, basata su meccanismi collaudati e maschere divenute famose in tutto il mondo, densa di gag, inseguimenti spericolati e torte in faccia. Dal 1907, in Francia, per questo genere di opere brevi, nacque un concorrente che diverrà sempre più temibile sino a far scomparire le risate dallo schermo delle sale;  prima di esser, a sua volta,  eliminato dalla TV .  Sanremo perla della Riviera il cinegiornale proiettato ieri sera è invece del tipo “redazionale”, dal taglio agiografico per una città che in una trentina d’anni si era affermata come centro turistico internazionale. Ad un secolo dall’epoca in cui è stato realizzato, rivela già nel titolo, la sua natura di dépliant pubblicitario dai moduli sorpassati, ma gli resta, comunque, l’alto valore di documento, fissato per sempre dalla polvere del tempo  dei tanti ieri che quattro generazioni di sanremesi si sono lasciati alle spalle.

Assieme alle 400 fotografie ed alle icone, che sino al 9 settembre sono esposte a Santa Tecla, la Perla della Riviera permette ad ogni spettatore sensibile ed attento di “sceneggiare, girare e montare”, il proprio film personale su quell’epoca lontana, quando da un villaggio di pescatori, marinai, contadini ed imprenditori, nacque la città oggi nota in tutto il mondo: forse perché dedicata ad un santo inesistente. Altro spessore ed importanza si sono visti con con Ma l’amor mio non la lussuosa produzione presentata dal critico cinematografico di Repubblica Renato Venturelli, pellicola che si può considerare di casa in Liguria per le riprese effettuate a Sanremo ed Ospedaletti e la diva Lyda Borelli il cui luogo di nascita oscilla tra la Spezia e Rivarolo Ligure, mentre più certa è la paternità della sceneggiatura degli autori genovesi Monteleone e Bonetti. Di questo film si è parlano molto nei giorni scorsi e la notizia della sua ripresa sanremese è giunta alle orecchie del Principe Giovanni Alliata di Montereale nipote della Borelli il quale ha voluto congratularsi con il realizzatori dell’iniziativa alla quale avrebbe voluto partecipare. Lo ha fatto per bocca di Alessandra Artale, direttamente alla platea ed ai fratelli Vacchino. Renato Venturelli, nella sua presentazione, ha posto l’accento sul grande successo che all’epoca riscosse l’opera del regista Mario Caserini che continua a rimanere famosa nel tempo perché per la prima volta attori teatrali di vaglia come la Borelli e Bonnard accettarono di confrontarsi con lo schermo, ritenuto inferiore rispetto al palcoscenico. Inoltre, proprio questo film dilatò, quadruplicandola, la durata delle realizzazioni d’allora che raramente superavano i venti minuti. Tutto ciò ne fece un’opera di grande richiamo che aumentò la presenza del Cinema italiano nei botteghini di tutto il mondo d’allora Il film rispecchia il costume mondano ottocentesco, ricalca moduli tipici del romanzo d’appendice, riflette il gusto letterario di quegli anni nelle esagerazioni, a volte plateali, dei sentimenti. Se il giudizio della critica gli nega valori artistici. definisce la sua primazia nel riconoscergli la peculiarità di essere “film di attrice più che di regista” per la presenza corporale e mimica di Lyda Borelli che, proprio con questo film, si impose al grande pubblico, inaugurando il periodo delle dive fatali da tendaggio.

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