BOOTHE LUCE CLARA Ambasciatrice usa in Italia

Al Teatro delle Palme serata in onore dell’Ambasciatrice USA Mrs Luce Boothe, fra il marito ed il Sindaco Giovanni Asquasciati.

L’Ambasciatrice USA Clare Boothe Luce è da poco arrivata in Italia e visita Sanremo nell’estate del 1956. Accanto a lei la Contessa dal Pozzo d’Annone

Nel 1953, mentre stava tramontando l’era De Gasperi, Clara Boothe Luce assunse ufficialmente l’incarico di ambasciatrice americana in Italia dopo esser stata in patria giornalista, scrittrice, attrice ed aver sposato nel 1935 in seconde nozze Henry Luce, fondatore, editore di alcuni tra i più importanti periodici americani (TIME, Life e Fortune).  Eletta tra le file del Partito Repubblicano, Tra il 1943 ed il 1947 fu eletta alla Camera dei Rappresentanti del Connecticut. Designata dal Presidente Dwight Eisenhower, ambasciatrice statunitense, nel suo incarico fu caratterizzata da un deciso anticomunismo provocando, con i suoi interventi nelle vicende politiche italiane diverse polemiche.  Donna elegante, mondana e algida fu anche direttrice di VanityFaire ed autrice di teatro e conobbe a New York Indro Montanelli  che continuerà a frequentarla durante tutto il mandato da ambasciatrice.  Va ricordato che il mondo allora erra in piena guerra fredda ed il suo rapporto con l’allora Direttore della CIA, Dulles la spinse più volte ad esercitare forzature per influenzare la classe politica italiana, così come la sua profonda fede cattolica, la indusse ad esercitare indebite pressioni oltre Tevere. Durante la sua carica fu particolarmente impegnata nella risoluzione della questione del ritorno di Trieste all’ Italia e nel tentativo di isolamento dell’attività sindacale, (in particolare della Cgil) nei confronti delle grandi fabbriche della penisola. La Luce considerava immatura e poco affidabile la classe imprenditoriale, italiana, e mosse tutte le sue pedine per portare nuovi flussi di finanziamenti alle imprese in continuità con il Piano Marshall. Fu attraverso l’operato della CIA , che nel periodo di Claire Boothe Luce nacquero i primi nuclei di un’organizzazione definita  “stay-behind’ con l’obiettivo, non soltanto di tenere sotto controllo il rischio, in quegli anni molto paventato, di una imminente invasione sovietica appoggiata dal Partito Comunista Italiano; ma anche di evitare i primissimi tentativi di modifica del centrismo democristiano a favore dell’esperimento politico di centro-sinistra con l’inclusione del Partito Socialista. L’ambasciatrice fu particolarmente legata al primo ministro Giuseppe Pella, mentre diffidava del Presidente Giovanni Gronchi. Nell’espletamento della sua carica la Luce si incrociò con uno degli scandali più gravi del secondo dopoguerra: quello legato all’omicidio di Wilma Montesi, nel quale fu coinvolto il figlio del democristiano Attilio Piccioni accusato da confratelli DC per colpire l’ascesa alla segreteria del Padre Attilio Piccioni.  Per evitare che il blocco centrista risentisse pesantemente degli effetti mediatici, dell’omicidio, Clare Boothe Luce fece  pesare la propria posizione allo scopo di evitare in ogni, modo, il dilagare dello scandalo. Con William Colby, attaché dei servizi segreti USA a Roma dal 1951 al 1959 l’ambasciatrice spese gran parte dell’attività e una consistente quantità di denaro per supportare i servizi segreti italiani del SIFAR  a capo del quale fu messo a capo il generale Giovanni De Lorenzo .  Uno dei massimi  referenti di Clare Boothe Luce, durante  la sua permanenza romana, fu Fernando Tambroni  che poco tempo dopo sarà premier con i voti del neofascista MSI.  Un altro giallo, purtroppo fatale a Clare Luce avviene nel 1956 quando le sarà diagnosticato  un avvelenamento da arsenico che la costringerà a limitare l’attività. Al solito, furono immaginate trame sovietiche favorite dal PCI,  ma in realtà fu appurata la causa nella polverosa dispersione del veleno usato negli stucchi ornamentali  delle sale dell’ambasciata. Care Boothe Luce lasciòa l’Italia indebolita nel fisico e nella mente il 27 aprile 1956.

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