MARWIN HAGLER Pugile

Hagler con Erio Tripodi creatore del Museo della Canzone di Vallecrosia, il fotografo Michele Saluzzo ed il giornalista Sergio Sricchia a sinistra

Sette anni di pugilato professionistico e ben 50 match sono il corso di formazione che Marwin Hagler aveva all’attivo prima di poter conquistare il titolo mondiale che riuscì a difendere, imbattuto dodici volte, durante altri sette lunghissimi anni di ring, dal 1980 al 1987.   Le sue quindici stagioni sul quadrato segnano solo tre sconfitte, ognuna delle quali con verdetto controverso. Mancino molto tecnico e potente si fece aggiungere Marvelous all’anagrafe (meraviglioso) perché il suo volto pieno di cicatrici esprimeva la forte passione per la Noble Art vissuta sul ring. Ha incrociato i guantoni con i più grandi pesi medi della sua epoca: Thomas Hearns, John Mugabi, Domingo Roldan, tutti mandati al tappeto tranne Roberto Duran, detto “mani di pietra”. Resta nella memoria il match contro l’italiano Vito Antuofermo, era il 30 novembre del 1979: in una sfida memorabile di 15 riprese a Las Vegas, finita in parità, Hagler mancò l’assalto al titolo mondiale. L’azzurro era il detentore del titolo e quindi lo conservò, ma finì il combattimento con una maschera di sangue sul volto, con la necessità di70 punti di sutura. Per il siriano Mustafa Hamshone bastarono solamente 55 punti. Il titolo arrivò l’anno dopo a spese del britannico Alan Minter. Nel 1982, nella serata del 30 ottobre, difese il titolo contro Fulgencio Obelmeijas al Teatro Ariston di Sanremo ed a questo  periodo, si riferiscono le foto scattate al Mediterrané con alcuni sportivi sanremesi che gli avevano portato un cavallo per esaudire una sua espressa richiesta.  Hagler venne spesso in Italia, visse anche a Milano con sua moglie d’origine napoletana. Il suo stile di combattimento, incessante, rapidissimo potente è stato giudicato anche elegante.  Meticoloso per natura, curava assiduamente la preparazione degli incontri dimostrando una concezione della boxe quasi religiosa; a causa di casi in cui si sentì tradito, derubato del titolo, lasciò il ring e non volle più saperne, rifiutando borse molto allettanti che non riuscirono a farlo recedere dalla decisione. Il 6 aprile 1987, al termine del match contro Ray Sugar Leonard assegnato dai giudici ai punti al rivale, con verdetto non unanime, Marwin Hagler appese i guanti al chiodo, non accettò mai quel risultato ritenendolo pilotato. Neppure una rivincita con Leonard, lautamente ricompensata, lo smosse e si riconvertì in commentatore tv, appassionato e, di sicuro, assai competente.

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